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Cosa faccio se strangolo qualcuno fino a che sviene? (PARTE 2)

Adesso la domanda è legittima: cosa faccio se mentre applico uno strangolamento in gara o in palestra il mio avversario/compagno sviene?
Innanzitutto mi sembra il caso di non farsi prendere dal panico nell’eventualità che questo accada: svenire durante uno strnagolamento è una cosa abbastanza comune in competizione o in allenamento..e se non ci si crede, basta dare un’occhiata a questo video…

Innanzitutto è opportuno ricordare che mediante occlusione dell’arteria carotide e della vena giugulare è possibile indurre perdita di coscienza dopo circa 6-10 secondi, causata da un temporaneo stato ipossico della corteccia cerebrale.

Se lo strangolamento viene lasciato tempestivamente dopo la perdita di coscienza si ha un generale ripristino della normale condizione di coscienza dopo circa 10-20 secondi, senza che vi sia alcuna conseguenza.
Per preservarne l’incolumità il soggetto svenuto non va MAI lasciato in decubito prono (faccia a terra) per evitare un’ulteriore difficoltà respiratoria dovuta alla compressione del diaframma, all’ostruzione delle vie respiratorie da parte della lingua, vomito etc…
Nei primi istanti della perdita di coscienza, il soggetto può essere aiutato a riprendere coscienza spontaneamente stendendolo in posizione supina in maniera che il flusso sanguigno cominci ad irrorare naturalmente il cervello.
Stimolazioni vocali o fisiche possono aiutare l’individuo incosciente a risvegliarsi.
I maestri giapponesi di Judo sono forse gli ultimi tramandatari delle cosidette KAPPO, o tecniche di rianimazione, che consistono in una serie di manovre atte a facilitare il risveglio di un individuo in stato di incoscienza.
Suddette tecniche consistono principalmente in:
  • Massaggio diretto del triangolo carotideo al fine di riportare alla pervietà arterie collassate o stimolare i riflessi del seno carotideo.
  • Manovre specifiche focalizzate al risveglio dell’individuo atraverso l’uso di schiaffeggiamenti, stimolazione fisica delle piante dei piedi, stimolazione vocale.
  • Mavovre per aiutare o indurre il respiro attraverso il massaggio diretto del petto o del diaframma, inducendo una espansione e contrazione meccanica dei polmoni (Sasoi Katsu, Eri Katsu, So Katsu).

L’efficacia di tali manovre può essere facilmente verificata visionando questo video, dove la vittima dello strangolamento non solo viene riportata alla coscienza con tempestività, ma si alza immediatamente come nulla fosse in seguito all’applicazione di un massaggio rianimatorio:

 

In ogni caso, se dopo 20-30 secondi l’individuo in stato di incoscienza non risponde spontaneamente è opportuno agire in maniera tempestiva, richiedendo un’adeguata assistenza sanitaria mentre si mettono in pratica alcune manovre atte a preservare l’incolumità del soggetto.
Il soggetto in stato di incoscienza dovrebbe essere posizionato in una posizione laterale (vedi immagine) in cui sia assicurata una corretta pervietà delle vie aeree principali, si impedisca alla lingua di rilassarsi e cadere posteriormente ad ostruire la laringe, e permetta a liquidi biologici come saliva ed eventualmente vomito di fluire via senza essere involontariamente aspirata nei polmoni.

Questa posizione deve essere evitata assolutamente in caso di lesioni della colonna vertebrale.

Tecniche di rianimazione basica (BLS) quali massaggio cardiaco etc… vanno iniziate esclusivamente da personale opportunamente addestrato, e solo in caso di effettiva necessità (arresto cardio-circolatorio).
In definitiva, risulta di fondamentale importanza per preservare l’incolumità dei praticanti che questi vengano istruiti dai propri maestri ed allenatori ad una pratica responsabile e consapevole:
  • familiarità con le strutture anatomiche del collo e su come e dove la pressione debba essere esercitata (triangolo carotideo), evitando inutili compressioni di trachea e laringe.
  • abitudine a riconoscere i sintomi della perdita di coscienza, e conseguentemente a rilasciare la pressione esercitata appena ci si trovi nell’eventualità che il nostro compagno/avversario svenga.
  • prevenire l’aspirazione involontaria di vomito ed altri liquidi biologici non posizionando MAI il soggetto in posizione prona.
  • apprendere tecniche specifiche di assistenza e rianimazione in caso di incoscienza prolungata.
  • richiedere assistenza sanitaria specializzata quando necessario.

Va comunque ricordato che anche in caso di completa ostruzione delle vie aeree (rottura della trachea, edema della laringe, etc) o di arresto cardio-circolatorio sono necessari dai 3 ai 5 minuti di totale assenza di irrorazione cerebrale prima che si presentino danni irreversibili al cervello, 10 minuti circa per il sopraggiungimento della morte.
In conclusione, se è di fondamentale importanza saper riconoscere per tempo la necessità di un’assistenza sanitaria specializzata, va anche ricordato che l’eventualità di morte per ipossia/anossia cerebrale in seguito ad uno strangolamento è una possibilità assolutamente remota, purchè applicata su soggetti/atleti di sana e robusta costituzione, applicata per un tempo ragionevole, sotto la supervisione di persone esperte ed in un ambiente appropriato.

I contenuti di questo articolo sono stati liberamenti tradotti e rielaborati dalle seguenti fonti:

http://www.onthemat.com/articles/Anatomy_of_a_Choke_10_13_2005_page_5.html

http://www.onthemat.com/articles/On_Chokes_10_12_2005.html

http://www.onthemat.com/articles/Emergency_care_for_choke_holds_10_13_2005.html

http://www.fightingarts.com/reading/article.php?id=144