Ciao, sono Gianluca Montefrancesco, sono un formatore e da più di 35 anni mi occupo di studio e pratica delle arti marziali; in particolare negli ultimi 15 anni ho tenuto diversi corsi e seminari nell’ambito della preparazione di personale della sicurezza, con particolare riferimento a tutte le dimensioni operative, individuali e di team, in situazione di elevato stress. Nei precedenti articoli, che ti invito a leggere se non l’hai ancora fatto, ho cercato di delineare i confini entro i quali si svolge il dibattito sulla difesa personale oggi in Italia, analizzando diversi fattori e cercando di portare avanti un discorso più oggettivo possibile. In questo breve articolo cercherò di dare il mio personale punto di vista al riguardo e rispondere alla domanda: “se voglio imparare a difendermi che corso devo seguire?”. Molto spesso al bar, in spiaggia, piuttosto che a casa di amici, il discorso si sposta sulla difesa personale o le arti marziali in generale e sono frequenti le domande e i paragoni tra i vari stili marziali o magari domande più insidiose come quella fattami proprio ieri: “ si ma quanto del tuo Jiu jitsu riesci a vedere in un incontro di mma?”. Può capitare, ancora, di ascoltare frasi lapidarie del tipo : “per strada per difendersi bastano due diretti messi bene”. La varietà di argomentazioni, insomma, è davvero vasta e disparata, sarebbe arduo e anche abbastanza inutile rispondere a tutte queste fantasiose ipotesi. Se volessimo fare un tentativo e dare seguito ad ogni strampalata idea che chiunque abbia accesso alla rete è in grado di sostenere, basandosi sui propri sensi sopiti dalla completa assenza di competenza, dovremmo partire dai bias cognitivi, fino ad arrivare ad analizzare lo strumento di ragionamento, decisamente limitato, di cui disponiamo, ovvero quello linguistico. Tra tutti i bias (errori della mente o pregiudizi) che possiamo prendere in considerazione, quello che più di ogni altro ci viene in aiuto è il Dunning-Kruger Effect: questo errore cognitivo porta le persone poco o per niente competenti in un
determinato argomento a sentirsi i massimi esperti nel settore, proprio perché non ne hanno alcuna conoscenza e quindi ignorano la complessità della tematica. Ti sarà di certo capitato di incappare in un discorso con un conoscente ammantato di questo bias che parla con prosopopea, sicuro di sè, con sentenze e poco incline al confronto, un pò come se fosse il massimo esponente in quel preciso ambito. Purtroppo questo bias colpisce anche l’esperto, ma nel verso opposto, proprio perché ha affrontato un periodo di studio lungo e intenso, dubita di sapere tutto su l’argomento. In poche parole e con una schema possiamo rappresentare questo bias con il seguente grafico:

(Immagine liberamente presa dal web)

Sono sicuro che avrai sorriso nel guardare questo grafico e magari avrai ricordato qualche episodio, di quella volta che hai assistito al “comizio” di tal dei tali, oppure nel migliore dei casi ti sarai posto dei quesiti su te stesso e sulle volte che hai oscillato nell’una o nell’altra posizione. Posso tranquillizzarti sulla questione, capita a tutti, soprattutto a chi dice a me no, non è mai capitato, a quelle persone capita molto più spesso che a te. Se invece tu sei tra quelle persone che pensano che questo grafico è un’invenzione e per te non vale, perché sei sempre consapevole del tuo livello di competenza ed hai una equilibrata auto-valutazione, allora per te è un altro discorso. In quest’ultimo caso sei vittima di un altro bias: overconfidence bias, quell’errore della mente che ti porta a sovrastimare le tue capacità, che ti da una eccessiva fiducia nelle attuali possibilità o conoscenze, è il motivo per cui il “pensiero positivo” genera più danni che altro. Il secondo limite che ci troveremo ad affrontare se volessimo dare una risposta a tutte le fantomatiche domande sull’argomento “difendersi con le arti marziali” è rappresentato dalla lingua o dal sistema linguistico. Il sistema linguistico ha dei limiti strutturali e procedurali. Immaginiamo ad esempio di dire a un condannato a morte: “se menti sarai impiccato,
mentre se dici la verità perirai di spada”, ora immaginiamo che questo malcapitato risponda: “impiccatemi!”. Dopo un consulto tra noi giudici l’unica soluzione sarà lasciarlo andare. Questo è solo un esempio di quanto il nostro strumento linguistico sia poco adeguato a gestire i paradossi ed invece è proprio il paradosso che apre e risolve, dove invece la lingua si ritira in buon ordine. Questo breve volo pindarico per dire che a volte il paradosso aiuta a capire mentre altre volte si dicono soltanto delle sciocchezze e come tali vanno ignorate. Nel nostro caso abbiamo sfruttato il paradosso del mentitore per dimostrare i limiti della struttura linguistica. Torniamo al tema centrale e cerchiamo di rispondere alla domanda iniziale: “se voglio imparare a difendermi che corso devo seguire?”. Tutta la parte neurofisiologica, anche se in breve, l’ho trattata nei precedenti articoli, così anche tutta la parte relativa al significato delle singole parole cioè alla semantica; ora voglio porti tre domande che ti permetteranno di analizzare la situazione attuale, di verificare le tue reali possibilità e di esplorare opzioni differenti. In merito al quesito cosa posso fare per imparare a difendermi ti chiedo:

1- Cosa ti spinge ad imparare a difenderti?
2- Conosci qualcuno della tua età che ha imparato a difendersi, come ha fatto?
3- Cosa altro potresti fare per aumentare le tue competenze in questa direzione?

Sono domande semplici, alla portata di tutti, ma che ti permettono di mettere il focus sulle forze che hai impiegato sino ad ora, sulle risorse che hai, sulla auto-efficacia, sulla motivazione, sulle tue strategie di pensiero, sulle possibilità offerte dal tuo ambiente e dalle tue conoscenze personali, sulle energie che sei disposto a mettere in campo. Quello che voglio che tu faccia è spostare l’attenzione verso ciò che davvero conta, a prescindere dalle tue attuali convinzioni, a dispetto di tutti i ragionamenti in merito a quale disciplina intraprendere. Spesso con Paolo, l’Head Coach del Coregrapplinglab, ci soffermiamo a parlare di questi aspetti e conveniamo sull’importanza che rivestono nel percorso marziale a tutti i livelli, dal semplice utente che si approccia al jiu jitsu per la prima volta, fino ad arrivare all’atleta agonista. All’interno di un corso marziale puoi costruire una rete di rapporti solidi e virtuosi che ti aiutano a continuare il tuo percorso, ti invogliano a superare i tuoi limiti; è questo il valore aggiunto, la vera e unica verità della difesa personale. Non importa cosa decidi di fare, fallo, esplora il movimento del tuo corpo, frequenta una stanza poco abitata: te stesso; crea una rete di rapporti virtuosi che ti aiutino a tirare fuori il meglio di te. Tutto questo aumenterà il tuo senso di efficacia e questo è l’unico fattore che può influenzare il tuo comportamento sotto stress. L’unico modo che hai per controllare le tue reazioni a eventi fortemente stressanti è rappresentato dalle tue convinzioni di auto efficacia e queste dipendono dalla esperienza che hai fatto e dalla preparazione che hai ottenuto; da questo dipende la tua competenza acquisita in situazioni analoghe a quelle che ti producono alti livelli di stress.
Puoi addestrarti a gestire lo stress, quindi, ponendoti in situazioni analoghe, in modo incrementale, in rapporto alle tue attuali abilità e per un lasso di tempo funzionale a farti rimanere in uno stato di flow; tale situazione sarà abbastanza impegnativa e stimolante da non annoiarti, ma non tale da produrre una difficoltà e un carico di lavoro troppo elevato. Anche in questo caso il pensiero positivo farebbe solo danni; un pò come affrontare un esame universitario convinto di superarlo, ma senza aver studiato. Di seguito ti lascio due schemi riassuntivi che ti possono essere utili per memorizzare gli ultimi concetti:

(Immagine realizzata da: L’Autoefficaia di E.Giusti e A. Testi)
(Immagine presa da: fondamenti dello stress Management dott. Alfonso Martuscelli) Nelle

Nelle precedenti striscette ho analizzato tutta la parte della memoria procedurale e degli automatismi, se ti incuriosisce vai a leggerla. Nelle conclusioni ti lascio alcune riflessioni che ti aiuteranno nella scelta. Prediligere attività ad alta intensità ti permette di allenare il tuo sistema “corpomente-emozioni” e stimolare adattamenti in linea con ciò che vuoi ottenere, se il tuo obiettivo è imparare a difenderti. Scegliere un ambiente che tiene conto della tua “sicurezza” ed integrità cognitiva, fisica ed emotiva, ti permette di dare continuità ai tuoi allenamenti, la costanza è alla base dei processi di apprendimento. Infine, ma non meno importante, il divertimento non deve mai mancare, imparare e gioire di quello che si fa permette di ottimizzare e velocizzare l’ottenimento dei risultati. Questi sono i criteri che adottiamo al Coregrappling Lab: intensità, sicurezza,
armonia, amicizia, divertimento, questo è il nostro jiu jitsu.

Chiudi il Gi e allaccia la cintura, ciao.

〰Gianluca.