PRIMA STRISCETTA

Mi chiamo Gianluca Montefrancesco, mi occupo di formazione nell’ambito della pubblica sicurezza.

Ho chiamato #Striscette questa serie di miei brevi scritti, per rimanere legato al mondo del jiu-jitsu dove, chi più chi meno, nel corso della sua attività aspetta la Striscetta ad indicare che una qualche forma di progresso è stata raggiunta e notata dall’insegnante. Lo scopo di questa mia breve riflessione scritta è quello di mettere in relazione tre dimensioni, spesso sovrapposte e di cercare di far luce su alcuni aspetti che rimangono a volte un po’ in ombra. Sto parlando del mondo degli sport da combattimento, della difesa personale e delle reazioni neurovegetative e psiconeurofisiologiche ad una minaccia improvvisa. Qualche aspetto lo tratterò ora e altri li rimandero’ alla prossima Striscetta. Nonostante tutti sappiano cosa siano gli sport da combattimento e siano in grado di dare una definizione corretta, in pochi riescono a darne una di difesa personale e ancor meno sono in grado di descrivere le reazioni psico fisiche ed emotive che derivano da un attacco improvviso, fatto salvo per le inflazionate definizioni delle tre F: Flight/Freeze/Fight, in questa e nelle altre tantissime forme presenti nel web. Cominciamo dal descrivere con esattezza cosa si intende per difesa personale, intendo dire che imparare a difendersi non è una definizione esaustiva perché sarebbe necessario sapere cosa si intende esattamente per difendersi e da cosa dovremmo difenderci. Se per difesa personale intendiamo l’arte attraverso la cui pratica impariamo ad affrontare attacchi improvvisi, dovremmo spiegare esattamente in che modo la pratica di alcuni movimenti fatti in situazioni ad hoc e con compagni collaborativi ci permetterà poi di avere la stessa resa in situazioni dove questa collaborazione viene meno e le circostanze saranno assai differenti. Mi spiego meglio utilizzando un’analogia: è un po’ come quando desideriamo un appuntamento con una persona e facciamo tutte le nostre prove allo specchio e poi finalmente prendiamo il telefono e con trepidazione siamo pronti a chiedere il nostro anelato appuntamento, così dopo aver detto ciao come stai, all’improvviso dall’altra parte ci arriva una domanda alla quale non eravamo preparati e allora che fare, nel dubbio, piuttosto che non dire nulla, partiamo col nostro copione di frasi preparate, secondo voi cosa accadrà?

Esatto, che non avremo il nostro desiderato appuntamento.

La conversazione è fatta di tante parti e l’ascolto attivo è una di queste, ma va praticato insieme al resto e la risposta adeguata arriva se siamo competenti, se abbiamo fatto tante prove reali, in circostanze dove non sappiamo in anticipo quello che accadrà e restiamo proattivi e aperti ad ogni eventualità, dove il nostro interlocutore non ci ha detto prima quello che aveva intenzione di dirci, dandoci il tempo di avere un piano d’azione. Se per difesa personale intendiamo l’arte di restare incolumi potremmo ragionevolmente asserire che imparare a riconoscere situazioni potenzialmente pericolose potrebbe essere la risposta più adeguata. Considerando poi che le maggiori aggressioni avvengono nel contesto famigliare (dati del Ministero dell’Interno) forse potremmo anche aggiungere una buona campagna di sensibilizzazione a denunciare, aspettandoci anche un inasprimento delle pene per maltrattamenti famigliari o altri reati legati alla condotta tenuta in ambito famigliare (art. 570 in poi).Oltre a quanto detto si potrebbe anche auspicare un potenziamento del reato di stalking (612 bis atti persecutori) inteso non nella durata della pena ma nel rispetto della vittima che ad una prima segnalazione dell’atto criminoso riceve come unico provvedimento nei confronti del reo un ammonimento orale da parte del Questore. Molto spesso però tale provvedimento non è sufficiente a fermare il comportamento persecutorio, che continua e spesso può arrivare ad eventi gravi. Ancora quindi non siamo riusciti ad inquadrare cosa intendiamo per difesa personale e se ipotizziamo che la risposta possa essere una pratica che ci avvicina alla preparazione mentale per sentirci più sicuri siamo ancora nel mondo del vago e discutibile, ancor peggio se cominciamo a trattare i vari strumenti utilizzati in questo campo d’azione come teaser, spray al peperoncino o peggio armi da fuoco. In sintesi, all’interno di questo contenitore si prevede la preparazione psicofisica a sostenere, affrontare o evitare una minaccia alla nostra integrità fisica o mentale, attraverso l’utilizzo del nostro corpo e/o alcuni strumenti reperiti o portati al seguito, in un lasso di tempo minimo previsto dalla norma che regolamenta la legittima difesa. È un po’ come se avessimo un malessere e arrivasse l’ambulanza, così dopo un viaggio in sirena sino al pronto soccorso ci portassero direttamente al reparto di medicina generale senza aver fatto nessun tipo di analisi o accertamenti e ci facessero una flebo di soluzione salina che tanto va bene per tutto…. siamo sicuri?

Non voglio essere frainteso sono convinto che più siamo generici e più abbiamo piccole risposte alle varie situazioni che possono presentarsi, ma esiste un confine molto labile tra generici e generalisti.

Mi spiego meglio analizzando le varie fasi delle dimensioni trattate dalla difesa personale. Evitare i conflitti ad esempio può essere suddiviso in due grandi blocchi: la prevenzione e la comunicazione. Avere una condotta di vita che prevenga e denunci situazioni difficili non è semplice e al di là di tecniche apprese prevede un percorso personale che faccia allontanare la persona da situazioni che spesso possono sussistere di coodipendenza. La comunicazione poi in questo contesto è intesa come l’arte di disinnescare il conflitto ed è materia molto complessa, non sono sufficienti dei suggerimenti appresi in qualche weekend. Sono presenti elementi di programmazione neuro linguistica, negoziazione, intelligenza emotiva e molti altri fattori. Affrontare un attacco improvviso che minaccia la nostra incolumità in breve tempo è l’argomento che tratterò meno perché è banalmente evidente l’impossibilità di apprendere automatismi efficaci partendo da situazioni preconfezionate e che ancora non hanno prodotto nessun attacco reale. Tutta la parte dei Tools la trovo assai pericolosa e la tratterò insieme alla parte delle reazioni neurovegetative e psiconeurofisiologiche nella prossima Striscetta, dove tenterò di dare una nuova prospettiva alla difesa personale intesa come percorso di benessere personale attraverso le arti marziali.

Spero di avervi intrattenuto in modo piacevole e stimolante, alla prossima e “chiudete il Gi e allacciate la cintura”.

Gianluca.